durerà il boom dell’eolico

Quanto durerà il boom dell’eolico?

In italia, a differenza di quanto accade negli Stati Uniti, lo sviluppo dell’energia eolica non va poi così male. Già nel 2011 l’Italia si collocava al 7 posto nella classifica mondiale e attualmente si trova al 4′ posto in quella europea. Nel 2013, ha prodotto 15 TWh (tetra watt all’ora) di energia, in grado di coprire il fabbisogno energetico domestico di 15 milioni di persone, circa il 25% dell’intera popolazione, con un risparmio di circa 19 milioni di barili di petrolio corrispondenti a 10 milioni di tonnellate di emissioni di CO2.

Se consideriamo poi, che l’Italia importa un 13% di energia elettrica e un 80% di materie prime per la produzione di energia, l’incremento dell’eolico può aiutare a diminuire il tasso di importazione che, a livello globale, è tra i più alti. Il meccanismo di incentivazione dei Certificati Verdi (CV) è stato ideato proprio per sviluppare la produzione di energia elettrica nel mercato interno.

Questi sono stati pensati in base all’obbligo che hanno i produttori e gli importatori di energia da fonti non rinnovabili, di immettere ogni anno sul mercato nazionale una quota minima di elettricità prodotta da fonti rinnovabili. Ogni CV corrisponde ad i MWh valido per tre anni. Dal 2002 al 2012, solo per l’eolico, sono stati erogati 45,58 TWh di CV. I Certificati Veri avranno validità fino al 2015 per i soli impianti entrati in esercizio prima del 31 dicembre 2012.

L’energia dal vento con l’eolico

Il principio è molto semplice: le pale eoliche sfruttano l’energia cinetica prodotta dal vento e, tramite un generatore, la trasformano in energia elettrica. L’energia cinetica è associata alla massa e alla velocità di un corpo, quindi la quantità di energia che una turbina può produrre è direttamente proporzionale alla dimensione delle pale e all’intensità del vento. Per l’avviamento di un rotore è necessaria una velocità minima del vento, pari a 3 m/s (circa un km/h). Quando però, il vento raggiunge velocità che potrebbero danneggiare le pale – sopra ai 25 m/s pari a 90 km/h – si attivano i dispositivi di sicurezza che “spengono” l’impianto.

La velocità limite per le miniturbine eoliche è, invece, di 14 m/s. A seconda della posizione dell’asse attorno a cui ruota il meccanismo, possiamo fare una distinzione tra rotori ad asse verticale, rotori ad asse orizzontale, che sono i più comuni e i rotori ibridi che sfruttano entrambe le tecnologie. Nel primo caso, il rotore gira con asse perpendicolare alla direzione del vento e le pale si muovono nella stessa direzione. In questo modo, non si devono orientare in base al verso in cui spira il vento. Nonostante l’elevata resistenza a forti raffiche e a condizioni di particolare turbolenza, i sistemi ad asse verticale hanno un rendimento inferiore rispetto ai “cugini” ad asse orizzontale.

Nel secondo caso, invece, l’asse del rotore è parallelo alla direzione del vento e il rotore gira sul piano perpendicolare alla direzione del vento stesso. Ad asse orizzontale, si possono avere turbine ad elica e turbine multipala. Le pale possono raggiungere elevate velocità di rotazione e di conseguenza un alto coefficiente di potenza. Nel terzo caso, i sistemi ibridi montano delle pale aerodinamiche che però ruotano su un asse verticale; in questo modo riescono a coniugare alte velocità di rotazione senza doversi allineare alla direzione del vento.