Tecnologia

ventilatori da soffitto

Quando l’afa è alle porte, le difficoltà della vita quotidiana sembrano aumentare. La notte si dorme poco e male, durante il giorno si suda in continuazione e si convive con la sensazione spiacevole di perdere i sensi da un momento all’altro.

Vantaggi e svantaggi dei ventilatori da soffitto

Tutto ciò può essere risolto con un elettrodomestico, antico quanto il mondo eppure sempre efficace: il ventilatore da soffitto. Si tratta di un elettrodomestico molto amato dagli italiani ma anche dalle popolazioni asiatiche costrette a fare i conti con umidità e smog oltre che con l’afa. A differenza di un tradizionale condizionatore, il consumo di energia elettrica di un ventilatore da soffitto è davvero minimo.

Gli effetti, naturalmente, non sono gli stessi: se un ventilatore è in grado di generare aria fredda, questo non vale per il ventilatore che, appunto, ha il solo scopo di lasciar ventilare l’aria che c’è già causando un effetto vento che dovrebbe alleviare dal calore. Tuttavia, utilizzare un ventilatore non è innocuo come potrebbe sembrare. Proprio come accade per il condizionatore, anche l’uso prolungato del ventilatore potrebbe causare qualche fastidio: primo fra tutti il mal di testa.

Immaginate di restare con il vento in faccia per un’ora o anche due: gli effetti per la vostra emicrania potrebbero essere davvero poco felici. Lo stesso vale per la schiena: ad esempio, dormire con il ventilatore da soffitto acceso, può causare dolori alle ossa e dare problemi – in particolare – alla schiena che potrebbe restare gravemente dolorante dopo l’esposizione prolungata al vento.

Come usare il ventilatore

In ogni caso, però, un uso non eccessivo e intelligente del ventilatore da soffitto può alleviare di molto le torride giornate estive e consentire a tutti di svolgere le proprie azioni comodamente. E’ preferibile, infatti, evitare di accendere il ventilatore quando si dorme o si sta seduti in poltrona; ma è consigliabile accenderlo quando si è impegnati in qualche faccenda domestica o lavorativa in modo da impedire che ‘il vento’ colpisca sempre la stessa parte del corpo andandola inevitabilmente ad indolenzire.

Il ventilatore a soffitto funziona attraverso la rete elettrica e in genere va installato al posto del lampadario, essendo dotato di per se si un sistema di illuminazione per l’ambiente in cui va ad essere installato. In genere, quindi, un ventilatore si accende come se si volesse accendere la luce e l’effetto oltre a quello dell’illuminazione artificiale è ovviamente associato alla ventilazione che può essere regolata in base a diverse velocità.

Caratteristiche della tecnologia hdmi

La tecnologia hdmi è entrata prepotentemente a far parte delle abitudini tecnologiche di milioni di uomini nel mondo. Per il tramite di questa tecnologia, infatti, passano tutte le informazioni audio e video digitali.

Cosa c’era prima della tecnologia hdmi?

Lo standard hdmi oggi è appoggiato dalle principali aziende tecnologiche del mondo che hanno scelto questa tecnologia per applicarla a numero impressionante di dispositivi tecnologici. Prima della tecnologia hdmi esisteva quella video composita e s-video che consentiva una trasmissione analogica dei dati audio; successivamente, è stato presentato il DVI che era la trasmissione digitale del segnale viseo, successivamente fusa nell’hdmi insieme al segnale digitale audio.

Con la tecnologia hdmi, invece, i dati video vengono trasmessi digitalmente fino ad una definizione full hd di 1920*1080. Inoltre, la tecnologia hdmi non trasmette solo dati video ma anche dati audio; nel passato, nella tecnologia s-video era possibile trasmettere solo dati video mediante i cavi rca. La tecnologia hdmi attualmente può essere utilizzata per connettere console, lettori dvd e lettori blue ray a pc monitor oppure a televisioni.

Lunghezza, usi e funzioni dell’hdmi

Un cavo hdmi non dovrebbe superare i 5 metri di lunghezza, perché in caso contrario la trasmissione dei segnali digitali sarebbe troppo debole per mantenere attiva la trasmissione. Ci sono tuttavia, anche cavi hdmi eccezionali – ad esempio quelli placcati in oro – la cui lunghezza può raggiungere anche i dieci metri. In linea di massima, un cavo hdmi non può superare la lunghezza di 12-16 metri. In genere, un cavo hdmi può trasmettere sia un segnale video di tipo standard che un segnale di tipo 3D.

Nel caso di trasmissione di segnale 3D, la qualità digitale supportata deve essere 1.4. Ultimamente è stato presentato anche la tecnologia hdmi nel formato 2.0 in grado di supportare 32 canali audio, cioè è possibile avere un multilingua simultaneo, ed è in grado di raggiungere una risoluzione di 2160p/a 60 fps e a 25 fps in 3D. L’audio trasmittibile attraverso una tecnologia hdmi può essere di tue tipologie: dolby digital, dolby true HD e DTS-HD.

Il DTS è simile al dolb digital ma non è compresso, quindi il segnale viene mandato in alta originale e non si perde più la qualità del suolo o dell’immagine. Infine, esistono diverse tipologie di cavi: il mini HDMI, HDMI, e micro HDMI. I cavi mini e micro hdmi si possono collegare a smartphone e tablet metre il cavo tradizionale si può collegare a tradizionali periferiche come console e lettori.

Dispositivi elettrici e i router

Router è un termine inglese che si può tradurre in italiano con la parola “instradatore”. A livello concreto si tratta di dispositivi elettronici – che possono avere dimensioni molto diverse a seconda della mole di funzioni da svolgere – che hanno l’obiettivo di smistare i dati provenienti dal web verso gli indirizzi IP dei dispositivi che fanno parte del network.

Router: diverse prestazioni, diverse dimensioni

Fondamentale è ricordare ogni volta che si parla di un router e dei suoi compiti il fatto che le dimensioni dell’apparecchio possono variare molto a seconda delle prestazioni richieste. Questo risulta logico se si pensa alla differenza tra i dati web che entrano ogni giorno nei device utilizzati in un ambiente domestico (in questo caso il router ha il compito di crittografare i segnali Wi-Fi) e quelli che vengono invece smistati dai provider. In questo caso il dispositivo fornisce dati a elementi presenti su una tabella d’instradamento, che non corrispondono a singoli device, bensì a intere reti.

Entra qui in gioco l’aspetto della scalabilità di carico, fondamentale quando si lavora sui grandi numeri, che consiste nella capacità di un sistema d’incrementare le prestazioni quando vengono fornite nuove risorse. Grazie alla scalabilità un router, come appena ricordato, può gestire anche reti molto ampie, per esempio quelle che rispondono a un medesimo provider. Il router è in generale connesso a più reti e decide verso quale via indirizzare i dati, basandosi sulle informazioni relative allo stato di ciascuna rete.

Router e cellulari

Nell’era dell’iperconnessione che ormai da tempo viviamo i router non si trovano solo nelle abitazioni, negli uffici o nelle sedi dei provider, ma anche nelle nostre borsette e negli zaini. La maggior parte degli smartphone funziona infatti anche come router Wi-Fi, permettendo all’utente di connettersi a internet dal proprio notebook anche in assenza di una rete locale. Questo servizio può essere gratuito o a pagamento a seconda della compagnia telefonica a cui è legata la sim del telefono.

Alcuni router sono caratterizzati dalla presenza di un firewall incorporato, che ha come obiettivo principale la protezione della rete informatica a cui rispondono tutti i device. I router attraversati da uno specifico pacchetto dati possono essere individuati attraverso specifici comandi da digitare nella shell, la parte del sistema operativo con cui gli utenti possono interagire. Si tratta di uno strumento fondamentale che può essere utile per privati e per aziende piccole medie o grandi.

Anche la lavatrice si connette

Arriva la piattaforma per collegare qualsiasi oggetto a internet. Si chiama DQuid IO ed è una piccola scheda con Bluetooth, sistema di localizzazione GPS, Wi-Fi, GPRS e porte di collegamento che consentono di connetterla a qualsiasi tipo di oggetto, elettrodomestico, veicolo o dispositivo.

La lavatrice wi-fi è made in Italy

È stata sviluppata da alcuni giovani italiani di Reggio Emilia ed è davvero semplice da utilizzare. La notizia somiglia all’annuncio dell’inizio di una rivoluzione nel settore, poiché si prevede che, entro il 2020, sul pianeta ci saranno più di 30 miliardi di oggetti collegati al web. L’obiettivo del team italiano è fornire una piattaforma di lavoro che possa essere usata dalle startup e dagli sviluppatori nel settore della digital industrial economy. La tecnologia made in Italy, crea app che dialogano con la scheda, utilizzando un protocollo e una piattaforma standard già pronti.

L’azienda produttrice fornisce le interfaccia di programmazione dell’applicazione (Api) che permettono di creare il software per la gestione del dispositivo. Il collegamento tra scheda e smartphone, o computer, è invece gestito da un sistema cloud che utilizza i server di DQuid, consentendo di accedere al dispositivo in pochi secondi. Attraverso DQuid è possibile gestire, semplicemente con un’app nello smartphone, la macchina del caffè, il forno o le luci.

Aumenteranno forse del 55% gli incubi degli italiani, che si dicono preoccupati per l’eccessiva connettività che alla lunga potrebbe violare privacy e dati sensibili. Il costo non è proibitivo: tra i 40 e i 100 euro a scheda, compresi anche gli accessori per l’installazione sugli oggetti. La Piaggio già utilizza la piattaforma per digitalizzare le informazioni sull’utilizzo del motociclo.

Ci fa bene tutta questa tecnologia?

Dopo l’arrivo della lavatrice wi-fi, la domanda sorge spontanea. E’ davvero utile avere tutta questa tecnologia intorno a noi, specie nelle azioni più banali come quella di lavare il bucato. La risposta, come sempre, dipende dai punti di vista. Per molte donne una lavatrice in grado di connettersi ad internet potrebbe rivelarsi assolutamente inutile; per altre, invece, potrebbe essere un vero e proprio gioiello hi-tech. Non bisogna dimenticare, in effetti, che la popolazione più attiva on line – specie in Italia – è quella femminile. On line, infatti, pullulano i siti web dedicati alle ricette, alle mamme e a tutto quello che rappresenta il mondo e le abitudini della sfera femminile. Proprio per questo una lavatrice wi fi potrebbe essere meno inutile e apprezzata di quanto si potrebbe immaginare.

Vecchie password addio

Password e memoria, un connubio che fino a ieri sembrava eterno e che ora pare destinato a scomparire. Presto non sarà più necessario associare le nostre parole d’ordine telematiche alle date, ai numeri o alle parole che ci sono più care. L’era della password imparata a memoria sta per finire, al posto nostro ci penseranno i dispositivi.

Come saranno le password del futuro?

Dalla Silicon Valley assicurano infatti che sono in arrivo sistemi di sicurezza a prova di hacker, che semplificheranno non poco la nostra quotidianità spesso condizionata da numerosi codici da dover ricordare a memoria. La novità è pensata sia per il privato che per il pubblico come negli Stati Uniti, dove i nuovi metodi di sicurezza sono già utilizzati da grandi aziende e università. La password moderna è stata ideata dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston già nel 1961, ma ora sarà il mondo virtuale a cambiare completamente un sistema ormai di lunga data.

Tra i nuovi sistemi di sicurezza ci sarà, ad esempio, lo “smart ring”, un anello in acciaio e titanio a tecnologia Near Field Communication (Ncf) con due chip incorporati. Uno permetterà di trasferire i dati personali su uno smartphone dotato di tecnologia Ncf avvicinando l’anello al dispositivo, l’altro chip potrà, invece, abilitare le applicazioni, inserire le password e accedere al telefono. La possibilità di rinunciare alle password rappresenta un vero e proprio miraggio per chi lavora in ufficio e quotidianamente si trova costretto ad avere a che fare con decine di password da ricordare. E se è vero che basta conservarle tutte in una cartella, è anche vero che il tempo impiegato per recuperarle oltre che il rischio di vedersi violata la cartella è comunque troppo alto.

Dalla Silicon Valley i nuovi sistemi di sicurezza a prova di hacker

Per combattere gli hacker e difendere la propria privacy si è pensato anche all’autenticazione tramite un messaggio di testo. Oppure ad un’applicazione particolare sullo smartphone, molto vantaggiosa perché funziona anche senza segnale. Il metodo è veloce, semplice e mette al riparo da intrusioni visto che il processo si può bloccare molto rapidamente. Ma non finisce qui. Nella Silicon Valley si studia per la realizzazione di sistemi di sicurezza ancora più sofisticati, come quelli basati sul riconoscimento dell’iride o dell’impronta digitale, sistema già in commercio sugli smartphone più avanzati. E niente paura nel caso in cui il telefono venisse rubato; gli smartphone si possono sempre bloccare con i pin o con la propria impronta digitale.